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LGBT+ History Month arriva in Italia

Inaugurata nel 1994 negli Stati Uniti, la celebrazione del mese dedicato alla storia LGBT+ ha viaggiato ben oltre il paese raggiungendo il Regno Unito (2005), l’Ungheria (2013), Berlino (2014), l’Australia (2016), il Canada (2018), la Finlandia (2018) e il sud-est asiatico (2020), dove si è costituito l’ASEAN SOGIE Caucus, organizzazione che coordina attivist* LGBTQ+ di 8 stati (Myanmar, Cambogia, Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam). Cuba, Irlanda e Norvegia stanno pensando di realizzare i loro LGBT+ History Months, che nell’aprile prossimo vedrà la luce anche in Italia.

Le origini

La storia dell’LGBT+ History Month ha origini risalenti e si intreccia con una tradizione inaugurata da un insegnante afro-americano negli anni ’20, Carter G. Woodson, considerato il padre della Black History.

Nato in Virginia nel 1875 da genitori precedentemente ridotti in schiavitù, Woodson fu costretto a rimandare i suoi studi per lavorare nelle miniere di carbone del West Virginia per guadagnarsi da vivere, ma riuscì comunque a diplomarsi al Berea College (Kentucky) e a divenire un insegnante. Si laureò poi alla University of Chicago e nel 1912 ottenne un PhD a Harvard. Era il secondo afroamericano a conseguire il titolo lì dopo il famoso sociologo, storico e attivista per i diritti civili William Edward Burghardt Du Bois. Woodson trascorse la maggior parte della sua carriera accademica alla Howard University (Washington D.C.), storicamente frequentata dalla popolazione afroamericana, dove divenne anche Dean del College of Arts and Sciences.

Nel 1916 sfruttò le sue referenze per fondare l’Association for the Study of Negro Life and History, credendo fermamente che il progresso potesse essere ottenuto solo con un attento studio del passato:

Le condizioni del presente sono state determinate da ciò che è accaduto nel passato e con uno studio attento della storia noi possiamo chiaramente comprendere il grande spettacolo degli eventi in cui le persone nere hanno preso parte (The Miseducation of the Negro, 1933).

Dieci anni dopo la nascita dell’Association, Woodson fondò la prima “Negro History Week”, per preservare le narrazioni della sua comunità. Scelse la seconda settimana di febbraio per celebrarne la storia, perché coincidente con i compleanni dell’afroamericano e abolizionista Frederick Douglass (c. febbraio 1818) e del presidente Abraham Lincoln (12 febbraio 1809). Vent’anni dopo, nel 1946, il presidente Harry Truman – che nel 1947 avrebbe abolito la segregazione razziale nelle forze armate – riconobbe il valore della “Negro History Week”.

Nel dopoguerra, altri gruppi marginalizzati seguirono i passi di Woodson proponendo una settimana di celebrazione della loro storia, solitamente ignorata dagli storici e più in generale dai bianchi. Tali settimane furono prolungate fino a occupare un mese intero: ricordo i casi dell’Hispanic Heritage Month, del Women’s History Month, e dell’Asian and Pacific Islander Heritage Month, nati tra gli anni ’60 e ’70. La “Negro History Week” sarebbe così divenuto nel 1970 il Black History Month.

Il primo Gay and Lesbian History Month

Agli inizi degli anni ’90 Rodney Wilson, altro insegnante americano, bianco e gay, pensò che fosse giunta l’ora che gli Stati Uniti prestassero attenzione alla storia della comunità gay e lesbica. Negli anni universitari aveva studiato la storia queer, ricavandone il coraggio di vivere apertamente la sua omosessualità in una società americana ancora piuttosto conservatrice. Nel 1994, quando lanciò il Gay and Lesbian History Month, fece anche coming-out davanti alle sue studentesse e ai suoi studenti diciassettenni. Wilson fu il primo insegnate gay delle scuole superiori nello Stato del Missouri a compiere quel gesto nel proprio posto di lavoro.

Ne seguì uno scandalo che finì sui giornali e le televisioni locali. Negli anni ’90 si poteva ancora rischiare il lavoro per questi gesti; ma le proteste dei genitori degli alunni e di alcuni suoi colleghi – invece di dissuaderlo – indussero Wilson a fare qualcosa per la sua comunità.

Nel fondare il Gay e Lesbian History Month, Wilson voleva incoraggiare altre persone gay ad acquisire forza e solidarietà grazie alla conoscenza della storia delle proprie comunità. Secondo i principi del Black History Month, recuperare la storia LGBT+ significava per lui conferire potere alla comunità queer. Per celebrare il Gay and Lesbian History Month, Wilson scelse il mese di ottobre. Febbraio era già dedicato negli USA alla celebrazione della Black History, mentre marzo era riservato alla storia delle donne e giugno al Pride, celebrazioni con cui non si voleva entrare in concorrenza. Ottobre, peraltro, pareva particolarmente adatto perché riconducibile ad altre due importanti ricorrenze nella storia LGBT+ americana: la prima e la seconda manifestazione LGBT+ a Washington (1979 e 1987) e la celebrazione del National Coming Out Day (11 ottobre).

Wilson elaborò una proposta per lanciare il Gay and Lesbian History Month negli USA. Johnda Boyce, studentessa universitaria iscritta al corso di Women’s Studies nella Ohio State University e amica di Wilson, suggerì alcune modifiche al testo e, insieme a Wilson, contattò le organizzazioni LGBT+ americane, storiche e storici che lavoravano all’università, varie associazioni culturali e tutte le organizzazioni che potevano offrire supporto.

Due versioni della proposta finirono sulla scrivania di Kevin Boyer della Gerber/Hart Library and Archives, biblioteca e centro di documentazione LGBT+ di Chicago, e di Kevin Jennings, fondatore del Gay, Lesbian, and Straight Teachers’ Network (ora GLSEN); entrambi aderirono all’iniziativa, così come Jessea Greenman della University of California-Berkeley e Torey Wilson, insegnante di storia in una scuola superiore a Chicago. Tutti insieme formarono il primo Lesbian and Gay History Month National Coordinating Committee (LGHM NCC). Con il supporto della Gerber/Hart Library and Archives e il convinto sostegno politico dei governatori di Connecticut, Massachusetts e Oregon, molte organizzazioni LGBT+ si attivarono per promuovere il primo Gay and Lesbian History Month statunitense. Il movimento fu appoggiato anche da alcuni docenti universitari ancora oggi famosi per il loro contributo alla storia queer – Jonathan Ned Katz, William A. Percy (direttore del Caucus for Gay and Lesbian History dell’American Historical Association), George Chauncey e Martin Duberman. 

Per il primo Gay and Lesbian History Month il comitato organizzatore preparò un dossier informativo, dal costo di 5 dollari, su come sviluppare un curriculum per l’insegnamento di storia LGBT+ nelle scuole superiori e alle università. Iniziarono così le prime celebrazioni della storia LGBT+. Ribattezzato nel 1995 come Lesbian, Gay and Bisexual History Month, negli anni successivi assunse il nome definitivo di Lesbian Gay Bisexual and Transgender History Month.

Ogni paese e ogni realtà ha adattato l’LGBT+ History Month alle esigenze locali, ma in generale scuole, università, biblioteche, musei e associazioni LGBT+ si sono impegnate per anni a organizzare eventi centrati sulla storia LGBT+: dibattiti, lezioni, discussioni di libri, proiezioni di film e documentari. Tali iniziative non hanno coinvolto solo persone LGBT+, ma la società in generale, a partire dalle organizzazioni femministe.

Dopo quasi trent’anni il LGBT+ History Month è una realtà consolidata negli Stati Uniti. Lo scorso ottobre, in occasione della 28° edizione, sono state organizzate talmente tante iniziative nelle scuole e università che è impossibile ricordarle tutte. Sono stati pubblicati innumerevoli articoli e la rete televisiva ABC ha chiesto agli oltre 200 canali affiliati di dare spazio alla storia LGBT+ locale all’interno dei loro notiziari serali. Dichiarazioni ufficiali di sostegno al LGBT+ History Month sono giunte da molte amministratrici e amministratori locali, come il sindaco di Washington (D.C.), mentre in ottobre l’Equality Caucus della House of Representatives ha pubblicato quotidianamente dei post dedicati alla storia LGBT+ americana sui propri social media.

Sulle altre sponde dell’Atlantico

Nel frattempo, il LGBT+ History Month è arrivato in altri paesi. Il Regno Unito è forse il luogo, dopo gli Stati Uniti, in cui il LGBT+ History Month ha contribuito maggiormente a cambiare la società. Qui il LGBT+ History Month è stato fondato da Schools OUT UK – progetto lanciato nel 2004 alla Tate Modern di Londra e celebrato per la prima volta nel febbraio 2005. Schools OUT UK è una charity legata al mondo dell’istruzione, nata come The Gay Teachers Association nel 1974 con l’obiettivo di combattere i pregiudizi nel mondo della scuola.

Il 24 maggio 1988 il governo promulgò l’emendamento Sezione 28, che ebbe un impatto pesante sulla comunità LGBT+ e il mondo dell’istruzione: le autorità locali erano infatti obbligate a «non promuovere intenzionalmente l’omosessualità o pubblicare materiale per promuoverla» o «l’insegnamento in qualsiasi scuola finanziata dallo stato dell’accettabilità dell’omosessualità come presunta relazione familiare». E mentre nei primi anni ’90 nel mondo accademico anglosassone esplodeva la queer theory, il Regno Unito conobbe un decennio di estrema chiusura nei confronti della comunità LGBT+, che di fatto rese difficilissimo parlare di storia LGBT+ al di fuori dall’ambito accademico. School OUT UK continuò a formare insegnant*, autorità locali, sindacati, e a organizzare molte conferenze per insegnant* LGBT+. Anche se la Sezione 28 fu abrogata in Scozia il 21 giugno 2000 e nel resto del Regno Unito nel settembre 2003, la sua eredità purtroppo è rimasta e School OUT UK ha cercato di rendere visibili le persone LGBT+ nelle scuole e nella società più in generale. Nel Regno Unito, dove in ottobre si celebrava già Black History Month, i due president* di School OUT UK, Sue Sanders e Paul Patrick, diedero vita al LGBT+ History Month per gettar luce sulle storie della comunità LGBT+, taciute per troppo tempo. Fu scelto il mese di febbraio, periodo relativamente tranquillo nelle scuole britanniche, con giorni di vacanza che avrebbero permesso alle famiglie di partecipare alla celebrazione della storia LGBT+. School OUT UK incoraggiò prima di tutto biblioteche e musei a partecipare, sperando di sostenere in questo modo anche le/gli insegnant* a portare tale iniziativa nelle loro scuole. Nel giro di alcuni anni il LGBT+ History Month è divenuto una celebrazione importante e condivisa dalla società.

La visione sottesa a questa iniziativa è quella della rivendicazione del passato della comunità LGBT+ ma anche di celebrarne il presente. Sin dall’inizio è stata pienamente abbracciata la diversità della comunità LGBT+, mettendo in risalto tale messaggio attraverso dibattiti intersezionali sulle complesse realtà LGBT+. Ogni anno il LGBT History Month viene inaugurato in luoghi grande rilevanza storica: nel 2010 al British Museum e nel 2017 nella sede del Parlamento a Westminster.

Dopo anni di campagne promosse dal LGBT+ History Month da insegnant*, storic* e attivist* LGBT+, il governo britannico ha finalmente approvato nel 2010 l’Equality Act, che ha reso obbligatoria la denuncia di ogni forma di discriminazione e di odio contro la comunità LGBT+ (od ogni forma di LGBTphobia), introducendo nelle scuole, nelle istituzioni, nei musei e nei teatri percorsi obbligatori per rispondere alle esigenze educative delle studentesse e degli studenti/* LGBT+ e della popolazione LGBT+. È ormai praticamente impossibile ignorare nelle scuole la comunità LGBT+; se si parla di famiglie, si devono comprendere anche quelle LGBT+, e si insegna educazione sessuale sia eterosessuale sia sessuale LGBT+. Così come si insegna ormai da anni storia LGBT+.

Nel 2005 erano stati circa 150 gli eventi organizzati per celebrare il LGBT+ History Month; nel febbraio 2019 nel solo Regno Unito ne sono stati contati ufficialmente 1.500 tra scuole, università, biblioteche, musei e varie associazioni. Nel 2021 il Parlamento a maggioranza conservatrice ha organizzato in piena pandemia un paio di eventi online per celebrare l’LGBT+ History Month: inevitabile e triste il confronto con l’affossamento in Italia del disegno di legge Zan, tra l’indegno tripudio della Lega.

LGBT+ History Month Italia

Quasi 30 anni dopo il primo LGBT+ History Month celebrato in USA, non più con fotocopie e buste scritte a mano bensì con emails, un sito web e i social media, il LGBT+ History Month è arrivato in Italia. Riflettendo i tempi in cui viviamo, i componenti del team promotore del LGBT+ History Month sono – o meglio, siamo – cittadin* del mondo: infatti metà del team promotore è composto da emigrat*, già attiv* da anni nei contesti del LGBT+ History Month USA and UK. A promuovere il LGBT+ History Month Italia sono, oltre alla sottoscritta, Alessio Ponzio, storico alla University of Saskatchewan (Canada), Federica Folino Gallo, Francesco Salvini, Luca Locati Luciani, e Silvi Oscar Bertolissi, attivist* queer.

Se gli Stati Uniti celebrano il LGBT+ History Month a ottobre e il Regno Unito a febbraio, l’Italia ha scelto aprile, a ricordare la prima manifestazione pubblica organizzata dalla comunità gay e lesbica italiana a Sanremo il 5 aprile 1972. Qui si tenne infatti cinquant’anni fa il Congresso internazionale sulle devianze sessuali a cura del Centro Italiano di Sessuologia, organizzazione di ispirazione cattolica e diretto antenato dei gruppi che oggi sostengono le terapie riparative. Il congresso, in sé nulla di eccezionale, era allineato sulle posizioni mediche ufficiali dell’epoca. Solo nel 1973, peraltro, l’American Psychiatric Association rimosse l’omosessualità dalla classificazione delle malattie mentali nel Diagnostic and Statistical Manual (DSM). E abbiamo dovuto aspettare il 1992 perché la World Health Organization (di cui abbiamo sentito parlare molto durante la pandemia) eliminasse l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali dell’International Classification of Diseases (ICD), altro testo fondamentale utilizzato da psicologi e psichiatri di tutto il mondo.

Ciò che avvenne nelle strade di Sanremo nell’aprile 1972 fu qualcosa di inaspettato. Il neonato FUORI! (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano), che raccoglieva un modesto gruppo di militanti, decise di uscire alla luce del sole per combattere, insieme a militanti di altri paesi, il convegno nel corso di una manifestazione.

A questa parteciparono una quarantina di persone appartenenti al Front homosexuel d’action révolutionnaire (FHAR) francese, al Movement Homosexuel d’Action Révolutionnaire (MHAR) belga, al Gay Liberation Front britannico, all’Internationale Homosexuelle Révolutionnaire (IHR). Si trattava della prima manifestazione pubblica in Italia per la difesa della dignità e dei diritti dei gay e delle lesbiche. I militanti, schierati davanti alla sede del congresso, accolsero i delegati con volantini, manifesti (in italiano, inglese e francese) e cartelli con scritte del tenore Psichiatri, siamo venuti a curarvi, Psichiatri, ficcatevi i vostri elettrodi nei vostri cervelli, La normalità non esiste, Primo e ultimo congresso di sessuofobia e così via. Per quanto gli aderenti alla manifestazione organizzata dal FUORI! non fossero molti, l’eco fu enorme: i grandi quotidiani nazionali riportarono la notizia corredata dalle immagini e la RAI riprese la manifestazione, presentata in un servizio di AZ, un fatto come e perché, andato in onda il 6 giugno successivo. La manifestazione del 5 aprile 1972 ha acquisito un valore simbolico nella comunità queer italiana, ed è stata definita spesso la «Stonewall Italiana», per quanto le caratteristiche fossero diverse. La rivolta di Stonewall, infatti, era stata una delle tante, e nemmeno la prima, scoppiate a New York, Los Angeles e San Francisco tra il 1965 e il 1969 contro i raids sistematici della polizia nei locali queer. La manifestazione di Sanremo invece fu pacifica e denunciò non la violenza del governo, bensì la patologizzazione dell’omosessualità. In onore di questa prima manifestazione pubblica italiana, è stato scelto aprile come mese per celebrare la storia LGBT+ italiana.

In linea con le origini dell’LGBT+ History Month di altri paesi, quello italiano mira a valorizzare una storia che non è stata mai insegnata, contrassegnata da persecuzioni e discriminazioni, per trarre un bilancio dei diritti conseguiti e da conseguire, individuando e contrastando le diseguaglianze odierne in nome di una società più aperta e inclusiva. Lanciato al Florence Queerfestival il 22 settembre 2021, il LGBT+ History Month Italia adotta un codice etico a cui le persone e organizzazioni che aderiscono sono invitate ad attenersi. A oggi (gennaio 2022) sono pervenute oltre 140 adesioni di singoli – docent* universitari*, storiche e storic* di professione - e delle associazioni queer italiane. Anche biblioteche, librerie, cinema e case editrici hanno iniziato a offrire il loro sostegno all’iniziativa. Un segnale particolarmente importante proviene da quei gruppi che nel mondo anglosassone sono chiamati LGBT+ allies: la Società Italiana delle Storiche (SIS), la Casa Internazionale delle Donne di Roma,  l’Università Kore di Enna, il Centro di storia culturale dell’Università di Padova, l’Ogepo Unisa (Centro interdipartimentale per gli studi di Genere e le Pari Opportunità) dell’Università di Salerno, il Lovers Film Festival di Torino. Mentre molte organizzazioni LGBT+ hanno già aderito, altre chiedono informazioni sull’iniziativa in vista di una loro auspicabile adesione.

Per aderire è sufficiente organizzare un evento nel mese di aprile dedicato alla storia LGBT+, segnalandolo sul sito del LGBT+ History Month Italia. Convint* che la società civile italiana sia un passo più avanti della politica che ha affossato il disegno di legge Zan, non vediamo l’ora di scrivere e raccontare la nostra storia, e per fare questo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutt*, soprattutto di quelle persone che hanno a cuore l’insegnamento della storia dei gruppi emarginati e  delle lotte per la conquista dei diritti civili, la storia di genere e quella della sessualità. Sollecitiamo quindi scuole, università, musei, biblioteche, associazioni culturali e ricreative a organizzare nell’aprile 2022 eventi che sensibilizzino la società italiana riguardo la storia LGBT+.

Chiara Beccalossi

Sitografia

https://www.lgbtplushistorymonth.it/

https://www.advocate.com/commentary/2015/09/02/op-ed-story-behind-first-lgbt-history-month

https://www.southeastarrow.com/story/2278295.html

https://www.quistapp.com/lgbt-history-month-founder-on-how-black-history-month-started-it-all/

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